Presentazione e note di regia di Ulduz Ashraf Gandomi: “Questo spettacolo ha debuttato il 1 maggio 2014 ed è il risultato di mesi di lavoro.
Rappresenta il mio primo lavoro su un’opera completa e il nostro impegno ha ottenuto due premiazioni nazionali.
La conosciuta opera Histoire du Soldat si presta a diversi livelli d’interpretazione, ed è pertanto fruibile da tutti.
Ho voluto interpretare questa fiaba diretta ad un pubblico di ogni età, dagli 8 anni in su, come se fosse un sogno, un monito, un anteprima sulle dinamiche della vita.
Ho tradotto e adattato il testo cercando di snellirlo, cercando i riferimenti, le immagini e riflessioni sui meccanismi emotivi, sociali e mediatici che spingono l'uomo a cedere al fascino dell'ambizione.
Il testo, scritto in gran parte in rima, ha uno stile narrativo frammentario e richiede agli attori un notevole coinvolgimento emotivo e fisico.
La storia, ispirata al mito di Faust, è quella di un giovane Soldato in congedo e del suo patto col Diavolo.
La storia interiore del Soldato si dipana in un percorso di formazione che vive e prende corpo, tra le parole di Ramuz e la stupenda musica di Stravinskij, in una dimensione onirica.
Il testo porta lo spettatore ad una riflessione, in chiave poetica, sul rapporto tra l'uomo, la guerra e il tempo.
Sin dall'inizio si ha la sensazione che la guerra spogli l'uomo del tempo e lo renda un automa, una marionetta per l'appunto, incapace di ascoltare i propri bisogni spirituali/interiori.
Ho scelto un lavoro fisico basato sull’ idea della marionetta, la più adatta a rendere il personaggio del Soldato nei momenti della storia in cui è soggiogato dal Diavolo.
Il giovane è incastrato nella propria infanzia, incontentabile e incapace di rinuncia.
L'incontro col Diavolo, che ho immaginato come un personaggio a metà strada tra Woland de Il maestro e Margherita e certi personaggi grotteschi del cinema di Kusturica, dà il via al percorso di formazione del protagonista.
Il Diavolo, nelle sue apparizioni, assume le sembianze di un signore elegante e affabile, di un generale militare dal comportamento glaciale e autoritario, e di una buffa venditrice.
Il Diavolo attira il Soldato nella sua trappola e si appropria della sua felicità, in cambio di denaro e potere.
Come commenta nel finale il Narratore, il Diavolo ricorda al Soldato che una sola può essere la felicità, che mille possibilità sono nessuna possibilità.
È un testo enigmatico; il Diavolo si fa portavoce della morale e del sapere popolare ai quali fa riferimento la favola.
Il Soldato accetta di insegnare al Diavolo a suonare il violino per tre giorni in cambio di un ottimo trattamento, ma tornato in patria, scopre che sono passati tre anni e nessuno sembra riconoscerlo.
Si rappresenta, in questo modo, il senso di solitudine e di straniamento generato dalla guerra e provato al ritorno da essa, un ritorno carico d’incomprensione e perdita d’identità.
Il Soldato, privato del suo violino, si aggira senza una vera meta.
La ricchezza materiale non rende il tempo perduto e non colma la solitudine del Soldato.
Solo l'amore riaccende in lui il barlume della speranza, ma il desiderio di avere ogni bene, affettivo e materiale, lo riporterà sulla strada del Diavolo.
Il Narratore è interno alla vicenda, ci porge il racconto, lo commenta con fatti e impressioni comiche o drammatiche sulla storia del soldato.
Entra in contatto empatico col protagonista, lo consiglia, e ne impersona talvolta la voce interiore.
Infine la Principessa, personaggio ispirato alle fiabe folkloristiche russe: l'ho immaginata dall’aspetto di bambola, malata di mancanza d’amore.
La Principessa, travolta dall'esuberante energia del Soldato, nella danza finisce per cedere al gioco del protagonista e scopre un lato di sé più umano ed emotivo: trova sé stessa.
La storia del Soldato è una favola sulla ricerca della felicità attraverso grosse deviazioni dalla strada della consapevolezza.
Il Soldato commette tanti errori ma ogni volta ritrova l'energia per ricominciare.
La felicità, simboleggiata dal violino, corrisponde ad una vita genuina e semplice, lontana dalle logiche di guadagno e di arrivismo sociale nel quale il Soldato ricade continuamente, per sua scelta.
Proprio la scelta, il libero arbitrio, è il secondo tema cruciale dell’opera, in accordo con l’enfasi sulla libertà positiva dell'uomo e sulla sua responsabilità etica caratteristica della filosofia del primo Novecento.
A livello visivo mi riferisco all'espressionismo, al teatro delle marionette, ai fumetti e il lavoro fisico con gli attori è ispirato al mondo della Commedia dell'Arte e al clown.
Il concetto che ho sviluppato in questo allestimento è la doppia natura dell’essere umano: l’uomo è una pedina all’interno di un sistema, è un pupazzo che ha dei momenti di sincerità, di emozione, di consapevolezza.
Il Diavolo è tutto ciò che in qualche modo mina il proprio dialogo interiore e la felicità: egli rappresenta l’insofferenza, insita nell’animo umano, che porta a non godere dei piaceri quotidiani e a cercare sempre nuove possibilità per essere felici.
Ho cercato di interpretare il testo lasciando aperto il finale: si ripresenta alla fine una scena iniziale e il Soldato ha un déjà-vu.
In definitiva l’uomo può scegliere come indirizzare le proprie scelte e ha la piena facoltà di scegliere se cedere al fascino del male o gioire del proprio presente.”